SEMBRANO CREDERCI

Non vedo l'ora di andare al governo, diceva l'altra sera ai cronisti che lo attorniavano Salvini, con aria insolitamente ispirata, perché, spiegava, aveva l'urgenza di fare subito non so quale provvedimento contro gli immigrati. Probabilmente sta pensando di rispolverare le leggi razziali di mussoliniana memoria.

Bovini (Cammino di Santiago - 2017)

D'altro canto il più credibile dei forzisti, Paolo Romani, per ricucire la distanza grande che c'è tra i due alleati principali del centro-destra, Salvini e Berlusconi, diceva che tra le due formazioni vi sono differenze solo di toni, essendo poi loro d'accordo sulla sostanza di tutti i punti del programma comune solo a parole. Si vede che egli considera formali le discrepanze sull'Europa, sull'euro, sugli emigranti ed anche sulla legge Fornero. Sostanziali le convergenze sul fatto di arrivare al governo comunque.

Il non mai sufficientemente lodato Luigi di Maio (o Di Mai?), dal canto suo pentastellato, non fa che ripetere che nelle liste elettorali dei partiti (quindi non dei 5S che non sono un partito), ci sono molti impresentabili, mentre loro stanno cacciando perfino i pochi presentabili. L'insigne economista Lorenzo Fioramonti, che ha preparato per loro il programma economico di governo (anche Di Maio non vede l'ora di sedersi su quella poltrona), ha in tasca le ricette della nonna per risolvere tutti i più gravi problemi del paese, con formule così semplici, che se lo avessero saputo gli altri, quelli che sono stati al governo finora, avrebbero fatto a gara per rubargliele. E' tutto molto facile; basta trovare chi ci mette i soldi. Per il resto sarà una pacchia per tutti.

Una pacchia più grande, riservata solo a chi ha più quattrini, potranno godere gli italiani, se va in porto la riforma tributaria che ha in mente Berlusconi. Tra lui e Salvini resta solo da decidere se l'aliquota unica prevista per tutti debba essere il 20 o il 12 per cento. Potrebbero accordarsi per il 12 a favore di chi sa investire per aumentare i propri profitti e il 20 per tutti gli altri che non hanno da investire, che quindi possono pagare un po' di più.

Renzi si mostra sicuro, ma sa che perderà. Non sarà un male. Cadrà fra le braccia di Berlusconi com'era destino fin dal principio e a sinistra potrà crescere la pianticella del LeU, che per ora fa pena, nonostante la presenza della Boldrini, la Pasionaria.

E riprenderemo a sperare.

Per il momento comunque ci beccheremo una bella grosse koalition, Renzi presidente, Brunetta vice. Gli altri a metà.

Auguri a tutti, che (non) vinca il peggiore.

5 febbraio 2018 (ventisette dal voto).

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