RESIDUALE
"Residuale" è un termine spesso usato nel linguaggio amministrativo, economico e anche scientifico (1) e pertanto potremmo fare a meno di parlarne, non fosse per il senso che comunque esso esprime, di "cosa ultima", di "ciò che rimane", del residuo di ogni cosa, che non lascia tranquilli, intriga parecchio ed allora, come nei thriller seriali, andiamo alla ricerca di quel "quid" di misterioso o comunque di irrisolto ("Cold Case") che secondo noi c'è nella parola e va cercato, scoperto ed esaminato.
Ma usciamo dalla sala autoptica, andiamo all'aperto e guardiamoci intorno. La luce del sole abbaglia. La prima cosa che viene in mente, pensando al residuale, è la fine. La luce che verrà a mancare. La clessidra rovesciata, la sabbia già passata attraverso il collo della doppia ampolla e depositata sul fondo e quella poca, in alto, che deve ancora passare. Come impiegheremo il tempo residuo? Pensieri esistenziali più che residuali. Quant'è bella la vita e come vorremmo viverla fino in fondo.
Vengono in mente anche altre cose, come per esempio "quel che resta del giorno", un bel film, nel quale si parla di un tipo di civiltà al tramonto, ma se qui lo richiamo è per il titolo, semplicemente ammaliante. In senso generale, vuol dire le ultime ore che precedono la mezzanotte o gli ultimi sprazzi di luce a seconda che si voglia dire giorno solare o soltanto l'ora del crepuscolo. Le ultime possibilità di un giorno morente.
Ciò che resta dell'amore. Della follia dell'amore. Un amore "residuale", che è proprio una cosa triste, giunge quando il fuoco è ormai spento e restano solo poche braci sparse e la cenere ormai fredda.
Si può essere residuali anche noi, come persone. Gli ultimi a credere in alcune cose; gli ultimi a dare importanza ad altre. Tutti esseri residuali, come dire appartenenti ad una razza in estinzione.
Nell'arte sublime di saltare sul carro del vincitore, c'è sempre qualcuno che arriva per ultimo ed allora possiamo dire che egli è un saltatore residuale. Ne vedremo alle prossime elezioni.
Senza contare che talvolta gli ultimi saranno i primi.
Pensiamo allora all'importanza delle ultime cose. Quelle che ancora restano da fare.
Chi siamo da dove veniamo, dove andiamo e chi o cosa vogliamo essere. A cosa vogliamo credere e a cosa no. A cosa residuerà di noi. Solo un ricordo, oltre agli amabili resti?
C'è una categoria di persone, uomini, donne ed ora anche bambini e bambine, che da sempre, o almeno dal "secolo d'oro", si sono identificati in quel "desocupado lector" di cui parlava l'avventuroso Miguel Cervantes de Saavedra, che, non dimentichiamolo, dalla battaglia di Lepanto contro quei mori che lo avevano tenuto prigioniero come schiavo, "residuò" una ferita ad una gamba che lo fece zoppicare per il resto della sua vita (residuale).
Costoro traggono diletto dal leggere sempre nuovi libri e trarne giudizi di maggiore o minore gradimento, che si scambiano tra di loro. C'è in essi un'ansia di leggere tutto, che rimarrà insoddisfatta, perché è assolutamente impossibile vincere questa corsa, nella quale comunque essi si cimentano.
Per puro divertimento possiamo provare a classificarli secondo la seguente scaletta: lettori compulsivi, che leggono più di cento libri all'anno, lettori abituali, da 50 a 100, lettori medi, da 10 a 49, ed infine lettori residuali, che leggono col contagocce, da 0 a 9.
Leggere è una passione come un'altra e non è assolutamente vero che chi legge sia migliore di chi non lo fa.
Confesso di aver fatto parte di quella categoria per molto tempo e non agli ultimi gradini, ora mi considero fuori concorso e se dovessi inquadrarmi, potrei rientrare tra i lettori residuali, senza più alcuna ambizione a far passi in classifica.
Residuale, nel senso che leggo le ultime cose, quelle che avanzano agli altri, che leggo poco, quando posso, per il tempo e per le forze limitati e perché mi considero l'ultimo di una lunga fila. Esaurita la categoria di tutti i lettori con le carte in regola, l'ultimo, quello che resta sul fondo, senza credenziali, potrei essere io.
Leggo per il piacere di leggere, come per lo stesso motivo faccio altre cose e non voglio che si sappia in giro.
Non così però come scribacchino, campo nel quale lascio volentieri il privilegio di essere ultimi, ad altri che scrivono peggio di me. Presunzione? Forse, ma, a dispetto delle apparenze, non mi considero uno scribacchino residuale.
(1) In geologia, ciò che rimane dalle epoche precedenti, in vulcanologia, le c.d. bocche effimere possono essere fenomeni residuali di un precedente episodio eruttivo.
San Galgano, SI - 2017 |
Ma usciamo dalla sala autoptica, andiamo all'aperto e guardiamoci intorno. La luce del sole abbaglia. La prima cosa che viene in mente, pensando al residuale, è la fine. La luce che verrà a mancare. La clessidra rovesciata, la sabbia già passata attraverso il collo della doppia ampolla e depositata sul fondo e quella poca, in alto, che deve ancora passare. Come impiegheremo il tempo residuo? Pensieri esistenziali più che residuali. Quant'è bella la vita e come vorremmo viverla fino in fondo.
Vengono in mente anche altre cose, come per esempio "quel che resta del giorno", un bel film, nel quale si parla di un tipo di civiltà al tramonto, ma se qui lo richiamo è per il titolo, semplicemente ammaliante. In senso generale, vuol dire le ultime ore che precedono la mezzanotte o gli ultimi sprazzi di luce a seconda che si voglia dire giorno solare o soltanto l'ora del crepuscolo. Le ultime possibilità di un giorno morente.
Ciò che resta dell'amore. Della follia dell'amore. Un amore "residuale", che è proprio una cosa triste, giunge quando il fuoco è ormai spento e restano solo poche braci sparse e la cenere ormai fredda.
Si può essere residuali anche noi, come persone. Gli ultimi a credere in alcune cose; gli ultimi a dare importanza ad altre. Tutti esseri residuali, come dire appartenenti ad una razza in estinzione.
Nell'arte sublime di saltare sul carro del vincitore, c'è sempre qualcuno che arriva per ultimo ed allora possiamo dire che egli è un saltatore residuale. Ne vedremo alle prossime elezioni.
Senza contare che talvolta gli ultimi saranno i primi.
Pensiamo allora all'importanza delle ultime cose. Quelle che ancora restano da fare.
Chi siamo da dove veniamo, dove andiamo e chi o cosa vogliamo essere. A cosa vogliamo credere e a cosa no. A cosa residuerà di noi. Solo un ricordo, oltre agli amabili resti?
C'è una categoria di persone, uomini, donne ed ora anche bambini e bambine, che da sempre, o almeno dal "secolo d'oro", si sono identificati in quel "desocupado lector" di cui parlava l'avventuroso Miguel Cervantes de Saavedra, che, non dimentichiamolo, dalla battaglia di Lepanto contro quei mori che lo avevano tenuto prigioniero come schiavo, "residuò" una ferita ad una gamba che lo fece zoppicare per il resto della sua vita (residuale).
Costoro traggono diletto dal leggere sempre nuovi libri e trarne giudizi di maggiore o minore gradimento, che si scambiano tra di loro. C'è in essi un'ansia di leggere tutto, che rimarrà insoddisfatta, perché è assolutamente impossibile vincere questa corsa, nella quale comunque essi si cimentano.
Per puro divertimento possiamo provare a classificarli secondo la seguente scaletta: lettori compulsivi, che leggono più di cento libri all'anno, lettori abituali, da 50 a 100, lettori medi, da 10 a 49, ed infine lettori residuali, che leggono col contagocce, da 0 a 9.
Leggere è una passione come un'altra e non è assolutamente vero che chi legge sia migliore di chi non lo fa.
Confesso di aver fatto parte di quella categoria per molto tempo e non agli ultimi gradini, ora mi considero fuori concorso e se dovessi inquadrarmi, potrei rientrare tra i lettori residuali, senza più alcuna ambizione a far passi in classifica.
Residuale, nel senso che leggo le ultime cose, quelle che avanzano agli altri, che leggo poco, quando posso, per il tempo e per le forze limitati e perché mi considero l'ultimo di una lunga fila. Esaurita la categoria di tutti i lettori con le carte in regola, l'ultimo, quello che resta sul fondo, senza credenziali, potrei essere io.
Leggo per il piacere di leggere, come per lo stesso motivo faccio altre cose e non voglio che si sappia in giro.
Non così però come scribacchino, campo nel quale lascio volentieri il privilegio di essere ultimi, ad altri che scrivono peggio di me. Presunzione? Forse, ma, a dispetto delle apparenze, non mi considero uno scribacchino residuale.
(1) In geologia, ciò che rimane dalle epoche precedenti, in vulcanologia, le c.d. bocche effimere possono essere fenomeni residuali di un precedente episodio eruttivo.
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