FANFALUCHE
Sapete quelle farfalline di cenere che s'alzano nel flusso di aria calda che si leva da un fuoco di sterpi destinato a spegnersi nell'arco di pochi minuti e danzano brevemente sospese nell'aria, prima di disperdersi? Quelle sono le fanfaluche secondo la terminologia della nostra lingua che per ogni cosa ha un nome, con un significato immediato limitato al fenomeno in sé ed uno mediato, che si presta a fare da trampolino di lancio verso nuovi orizzonti, dove il nome stesso possa spaziare in un ambito concettuale molto più vasto.
Fanfaluca è una parola che viene dal greco "pompholix" che vuol dire "bolla d'aria". E bolle d'aria sono le balle affermate da gradassi e fanfaroni, che dicono cose campate in aria, che, in breve, scoppiano e si disperdono, come bolle di sapone.
Le fanfaluche si distinguono dalle bugie perché, mentre queste ultime sono affermazioni dolose, che asseriscono cose non vere o tendenti a nascondere la verità, le fanfaluche sono dichiarazioni che al di là delle intenzioni di chi le fa, sono prive di fondamento, incredibili o perché di dimensioni spropositate o perché provenienti da fonte inattendibile, magari soltanto per sentito dire. Le fanfaluche sono fandonie così enormi che oltre a stupire, provocano nell'ascoltatore una reazione immediata di incredulità e di rigetto: booomm! L'hai sparata grossa!
Nella vita pratica, le fandonie, come le bugie, sono all'ordine del giorno e nessuno si stupisce di fronte ad esse. Basta guardare a quello che sta avvenendo nella campagna elettorale per le elezioni politiche del 4 marzo, gravate da una cupa atmosfera di incertezza, mista ad apprensione per le affermazioni di alcuni candidati di diversi partiti concorrenti, che si sanno già prive di fondamento teorico e pratico, senza che ciò provochi il minimo scalpore.
E' da dire che mai come questa volta il dibattito politico si è svolto a livello tanto basso, basato sulle accuse reciproche delle forze contrapposte, anziché su argomenti di importanza fondamentale per le sorti del paese. E per lo spettro della paura agitato da più parti, come aggregante, come si fosse di fronte ad un evento che potrebbe rivelarsi catastrofico, anziché sui rimedi da apportare per la soluzione dei molti problemi esistenti. Si è fatto di tutto per creare una barriera di sfiducia contro la politica e i politicanti, tutti contro tutti, alimentata da un malcontento in buona parte procurato da chi ha interesse a confondere le acque. A questo si deve aggiungere un'opera di vera e propria disinformazione fatta quotidianamente sul web da parte di gruppi di persone, per il facile accesso ai vari "social" senza controlli, che tra tante cose buone, hanno avuto l'effetto deprimente di dare voce, come diceva Umberto Eco, anche agli imbecilli. Si tratta di persone che hanno poche idee e sbagliate e pretendono di montare in cattedra ed impartire lezioni ad un uditorio più sprovveduto degli stessi profferenti. "Andate a votare con gli occhi chiusi, anzi no, non andate a votare, perché tanto non cambia niente, quando mai il popolo ha potuto contare qualcosa?" "Ci vorrebbe un colpo di stato", "Un uomo forte al comando", ecc.
Siamo nel campo del più pericoloso qualunquismo, confuso con il buon senso del benpensante, di tanta gente senza alcuna formazione politica, chiamata ad orientarsi con i pochi mezzi che ha a disposizione tra idee contrastanti che, per colpa del discredito gettato sui partiti, appaiono senza paternità. Le nostre tare vengono da lontano. Risalgono all'oscuro malcontento diffuso nel periodo successivo alla caduta del fascismo dal famigerato giornale di Giannini chiamato "L'Uomo Qualunque", tendente a perpetuare i nefasti del regime facendo leva proprio sulla credulità e il senso di sbigottimento di tutti quelli che non avevano afferrato il senso degli avvenimenti grandiosi avvenuti alla fine della guerra, la Resistenza e la caduta della dittatura fascista e la Liberazione dall'oppressione tedesca, obnubilando la coscienza di molti e, purtroppo, creando un vuoto di ideali nella mente delle nuove generazioni: esse ora tendono a rifuggire l'impegno politico per la difesa degli interessi generali quale cosa disdicevole, per abbracciare l'idea sbagliata dell'antipolitica che è dissolvimento nella salvaguardia degli interessi individuali.
E' destino che da noi esista sempre la tentazione dell'"Uomo della Provvidenza", da Mussolini in poi, perché si cerca di affermare l'idea che non sappiamo camminare con le nostre gambe e chiediamo di essere guidati, come pecore. Mentre così non è. Il discorso più diffuso e semplicistico che si sente in giro, è quello che dice: "Gli altri li conosciamo e sono tutti ladri. I nuovi almeno non li conosciamo, mettiamoli alla prova". Come disse Vittorio Emanuele III (il "re tentenna") di Mussolini dopo la marcia su Roma, "Facciamolo provare" e lui ci provò e sappiamo come è andata finire.
Accampati sul Lago di Campoosto (AQ) - 2010 (Leo aveva 4 anni) |
Fanfaluca è una parola che viene dal greco "pompholix" che vuol dire "bolla d'aria". E bolle d'aria sono le balle affermate da gradassi e fanfaroni, che dicono cose campate in aria, che, in breve, scoppiano e si disperdono, come bolle di sapone.
Le fanfaluche si distinguono dalle bugie perché, mentre queste ultime sono affermazioni dolose, che asseriscono cose non vere o tendenti a nascondere la verità, le fanfaluche sono dichiarazioni che al di là delle intenzioni di chi le fa, sono prive di fondamento, incredibili o perché di dimensioni spropositate o perché provenienti da fonte inattendibile, magari soltanto per sentito dire. Le fanfaluche sono fandonie così enormi che oltre a stupire, provocano nell'ascoltatore una reazione immediata di incredulità e di rigetto: booomm! L'hai sparata grossa!
Nella vita pratica, le fandonie, come le bugie, sono all'ordine del giorno e nessuno si stupisce di fronte ad esse. Basta guardare a quello che sta avvenendo nella campagna elettorale per le elezioni politiche del 4 marzo, gravate da una cupa atmosfera di incertezza, mista ad apprensione per le affermazioni di alcuni candidati di diversi partiti concorrenti, che si sanno già prive di fondamento teorico e pratico, senza che ciò provochi il minimo scalpore.
E' da dire che mai come questa volta il dibattito politico si è svolto a livello tanto basso, basato sulle accuse reciproche delle forze contrapposte, anziché su argomenti di importanza fondamentale per le sorti del paese. E per lo spettro della paura agitato da più parti, come aggregante, come si fosse di fronte ad un evento che potrebbe rivelarsi catastrofico, anziché sui rimedi da apportare per la soluzione dei molti problemi esistenti. Si è fatto di tutto per creare una barriera di sfiducia contro la politica e i politicanti, tutti contro tutti, alimentata da un malcontento in buona parte procurato da chi ha interesse a confondere le acque. A questo si deve aggiungere un'opera di vera e propria disinformazione fatta quotidianamente sul web da parte di gruppi di persone, per il facile accesso ai vari "social" senza controlli, che tra tante cose buone, hanno avuto l'effetto deprimente di dare voce, come diceva Umberto Eco, anche agli imbecilli. Si tratta di persone che hanno poche idee e sbagliate e pretendono di montare in cattedra ed impartire lezioni ad un uditorio più sprovveduto degli stessi profferenti. "Andate a votare con gli occhi chiusi, anzi no, non andate a votare, perché tanto non cambia niente, quando mai il popolo ha potuto contare qualcosa?" "Ci vorrebbe un colpo di stato", "Un uomo forte al comando", ecc.
Siamo nel campo del più pericoloso qualunquismo, confuso con il buon senso del benpensante, di tanta gente senza alcuna formazione politica, chiamata ad orientarsi con i pochi mezzi che ha a disposizione tra idee contrastanti che, per colpa del discredito gettato sui partiti, appaiono senza paternità. Le nostre tare vengono da lontano. Risalgono all'oscuro malcontento diffuso nel periodo successivo alla caduta del fascismo dal famigerato giornale di Giannini chiamato "L'Uomo Qualunque", tendente a perpetuare i nefasti del regime facendo leva proprio sulla credulità e il senso di sbigottimento di tutti quelli che non avevano afferrato il senso degli avvenimenti grandiosi avvenuti alla fine della guerra, la Resistenza e la caduta della dittatura fascista e la Liberazione dall'oppressione tedesca, obnubilando la coscienza di molti e, purtroppo, creando un vuoto di ideali nella mente delle nuove generazioni: esse ora tendono a rifuggire l'impegno politico per la difesa degli interessi generali quale cosa disdicevole, per abbracciare l'idea sbagliata dell'antipolitica che è dissolvimento nella salvaguardia degli interessi individuali.
E' destino che da noi esista sempre la tentazione dell'"Uomo della Provvidenza", da Mussolini in poi, perché si cerca di affermare l'idea che non sappiamo camminare con le nostre gambe e chiediamo di essere guidati, come pecore. Mentre così non è. Il discorso più diffuso e semplicistico che si sente in giro, è quello che dice: "Gli altri li conosciamo e sono tutti ladri. I nuovi almeno non li conosciamo, mettiamoli alla prova". Come disse Vittorio Emanuele III (il "re tentenna") di Mussolini dopo la marcia su Roma, "Facciamolo provare" e lui ci provò e sappiamo come è andata finire.
Lo stesso è avvenuto con Berlusconi, tutti convinti che finalmente fosse arrivato il salvatore, specialmente i più disagiati che pensavano che Paperon de' Paperoni si fosse convertito ad aprire i suoi forzieri e fare l'elemosina agli italiani. Invece, niente, peggio di prima.
Renzi aveva suscitato molte speranze, soprattutto a destra, per via delle sue aperture liberiste, poi la caduta.
Ora tocca a Di Maio, dicono. Se gli italiani sono tanto pazzi da accordargli la fiducia, in pochissimo tempo potremmo ritrovarci a fare graffiti sulle pareti delle caverne.
Renzi aveva suscitato molte speranze, soprattutto a destra, per via delle sue aperture liberiste, poi la caduta.
Ora tocca a Di Maio, dicono. Se gli italiani sono tanto pazzi da accordargli la fiducia, in pochissimo tempo potremmo ritrovarci a fare graffiti sulle pareti delle caverne.
***
Piccola nota di costume: abbiamo parlato di fanfaluche e fandonie. Esistono altri termini che per assonanza possono essere accostati a questi, anche se hanno significati molto differenti.
Il primo è "feluca", chiamato anche cappello a due punte, in dotazione agli ufficiali di marina dei secoli scorsi e per questo motivo fatto a forma di nave, poi passato a designare un elemento distintivo dell'abbigliamento degli appartenenti alla carriera diplomatica, incaricati di rappresentare all'estero lo stato italiano, onorificenza per la quale si richiede, oltre a determinati titoli di studio e il possesso di una cultura generale molto vasta e provata, una forte personalità e capacità di mediazione senza pari. Tra fanfaluche e feluche, quindi, nessun punto di contatto. Il diplomatico non è come il politico, ma è tenuto ad attenersi ed a difendere presso gli Stati stranieri, la politica nazionale del momento. Pena la decadenza dall'incarico. Non ci vedete anche voi il pericolo di una certa permeabilità tra i due ruoli?
Molto meno vien da dire sulle falene, le farfalle crepuscolari e notturne che, attratte dalla luce volano disordinatamente intorno ai lampioni delle strade e alla lampadine delle case dove riescono ad insinuarsi, sfrigolando contro il vetro rovente degli apparecchi di illuminazione e cadono, bruciacchiate per terra.
Molto meno vien da dire sulle falene, le farfalle crepuscolari e notturne che, attratte dalla luce volano disordinatamente intorno ai lampioni delle strade e alla lampadine delle case dove riescono ad insinuarsi, sfrigolando contro il vetro rovente degli apparecchi di illuminazione e cadono, bruciacchiate per terra.
Vogliamo aggiungere anche le falesie ? Ma queste sono aspre scarpate sulle quali è difficile arrampicarsi, più facile, forse scivolare e caderci dentro; non hanno nulla in comune con le fandonie e le farfalle. Forse, se proprio si vuole, il vuoto e l'enormità delle fanfaluche, la solennità delle professioni paludate che sfoggiano la feluca, la cecità delle povere falene condotte ad un destino inesorabile, come certi elettori che si bruceranno le ali alle urne il 4 marzo p.v.
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