ABBAIARE ALLA LUNA

Sembra che l'espressione "abbaiare alla luna" sia derivata dal fatto che gli antichi attribuivano questo strano modo di fare dei cani, che abbaiano alla luna, al fatto che essi sarebbero infastiditi dalla luce eccessiva dell'astro notturno e con l'abbaiare, tentassero di farla spegnere.

Luna - 2013

Ora noi sappiamo che la luna ha grande influenza sulla terra per diversi fenomeni che constatiamo continuamente e quando qualcosa in noi non va bene, diciamo che "abbiamo la luna storta", pertanto non ci sarebbe nulla di strano se anche questo comportamento animale, venisse influenzato da questa forza misteriosa. Non è un mistero che nelle notti di luna piena – a saperlo – si può assistere a dei prodigi che nemmeno te lo aspetti. Già siamo fortunati se, girando lungo una via deserta o un sentiero di campagna, ad ora inoltrata, con quella luce spettrale che rischiara le tenebre dall'alto ma addensa le ombre sulla terra, non incontriamo un licantropo, che, come si sa, aspetta quel momento per uscire allo scoperto e dare di matto. Basta un cane solitario, lontano nel buio, che abbaia da un casolare in collina a creare un'atmosfera cupa, ti guardi intorno intimorito e se poi incontri qualcuno, solo come te, ti guardi bene dall'avvicinarlo e quando è passato, il volto coperto dal risvolto del mantello, lo segui con gli occhi fini o a quando non scompare. Un brivido ti corre lungo la schiena e affretti il passo, anche se non sai dove andare. A casa, non c'è nessuno che ti aspetti? Al cinema? Sono chiusi. Alla taverna, che sai essere dopo la svolta, a quell'ora di notte, solo gente di malaffare. Che l'oste fatica a buttar fuori, tant'è ubriaca.

Allora l'abbaiare del cane è la cosa più reale che ci colpisce. La luna è grande ed ha preso pieno possesso di quel quadrante del cielo. E' evidente che il povero animale non può dormire, per il chiarore che vede fuori della cuccia e si affaccia, scodinzola, vorrebbe qualcuno vicino, per consultarsi, o consolarsi, il padrone, ma quello dorme ed ha chiuso le imposte. E' solo contro quella enormità della luna padrona. Per rompere il silenzio, azzarda un latrato, chè qualcuno senta, esca; si muove, la sua figura si staglia contro il disco luminoso, gli occhi che appaiono velati di sangue, fissi nel buio ed abbaia, abbaia, che finisca quello strazio. Ma la luna guarda indifferente, nemmeno si accorge: un cane che abbaia alla luna non è sano di mente, non si rende conto che il fenomeno è molto più grande di lui. Non sa delle sfere celesti, non sa dell'enorme distanza che li separa. Non sa del destino che è una cosa che riguarda solo gli uomini. Abbaia, abbaia fino a strozzarsi la voce in gola, ululando come non mai, fino a quando una finestra si apre sopra la sua testa e aspra la voce del padrone urla "stai zitto Tom buono, a cuccia!" e Tom non capisce. Forse il padrone non sa che c'è la luna piena, altrimenti non lo zittirebbe. Ma smette, si accuccia, guarda umiliato la finestra e guarda la luna, tanto è chiaro che non se ne andrà.

Perché abbaiare alla luna è quanto di più inutile ci sia ed allora l'espressione idiomatica ("che è tipica del nostro idioma"), significa proprio questo: inutile fare come il cane. O se vogliamo uscire dalla metafora del cane, è come "parlare al vento", o meglio ancora è come quella "vox clamans in deserto" di biblica memoria. Inutile perché nessuno la ascolta. Fiato sprecato.

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L'ultimo, in ordine di tempo, ad usare l'espressione "abbaiare alla luna", con il significato di "fare una cosa perfettamente inutile", è stato Giuliano Pisapia, sul quale per breve tempo si erano appuntate le speranze unitarie della disarmata (o "disatrata?"), sinistra italiana, per annunciare che il suo gruppo aveva deciso di appoggiare alle prossime elezioni il PD di Renzi, lasciando orfani quelli di L&U. Era convinto, infatti che l'aggregazione a sinistra di tanti gruppuscoli, non avrebbe prodotto nessun risultato elettorale e sarebbe stato come un abbaiare alla luna.

Con buona pace degli elettori.

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