NOMOFILACHIA

Lucio mi ha proposto di inserire 'nomofilachia' fra gli argomenti d'interesse delle mie estemporanee esternazioni sul questo blog.

Ringrazio mio cognato per la considerazione che mi dimostra e, premesso che è la prima volta che sento questo termine, del quale quindi non so niente, posso solo dire che, dopo aver accertato che la parola è di uso esclusivamente tecnico nel campo del diritto, dichiaro di non avere alcuna competenza a parlare di essa.

Tuttavia, per non deludere del tutto le sue attese ed allo scopo di incoraggiare chiunque altro avesse intenzione eventualmente di suggerire temi e argomenti che possano risultare interessanti per qualche motivo, alla comunità del gruppo (posto che ci sia), azzardo anche in questo caso una mia interpretazione del concetto di nomofilachia, basata solo su una definizione trovata su internet, senza alcun approfondimento (che mi porterebbe molto lontano - ai miei anni giovanili in cui studiavo giurisprudenza e, detto tra noi, non sono in vena di nostalgie).

Da quello che ho capito, risulta che la nomofilachia è essenzialmente una funzione, chiamata appunto nomofilattica, che dovrebbe assicurare l'esatta interpretazione delle leggi e l'uniformità della loro applicazione per ottenere quella che si chiama la certezza del diritto, al fine di assicurare la giustizia.

Infatti l'etimologia della parola risulta dalla composizione di due lemmi greci, 'nomos' che vuol dire norma e 'fulasso' che indica protezione, in particolare quella che si assicura con lo sguardo. Si tratta allora di quella funzione essenziale di guardare dall'alto, per garantire la generalità della norma e che essa abbia una interpretazione univoca, e che venga applicata uniformemente in tutti i casi particolari.

Questa funzione è assegnata nell'ordinamento giudiziario italiano alla Corte Suprema di Cassazione e per materie specifiche alla Corte dei Conti e al Consiglio di Stato, mentre nell'ambito del diritto internazionale, per quanto riguarda l'Unione Europea, è attiva l'Alta Corte di Giustizia.

Aggiungo che nel nostro ordinamento le sentenze della Corte di Cassazione, per quanto autorevoli, non hanno un fine autoritativo, cioè non generano un nuovo diritto, come in altri ordinamenti, essendo la loro funzione limitata a risolvere i conflitti nei casi particolari.

Infatti anche i principi affermati dalla Corte sono suscettibili di essere modificati da sentenze successive.

Mi sembra di poter concludere che la nomofilachia sia una specie di Fata Morgana, una utopia, da tutti desiderata e mai realizzata interamente.

Senza voler essere pessimisti, ma solo realisti, vi sembra che, non nella nostra piccola Italia, ma nel mondo intero, vi sia uniformità nell'applicazione delle leggi, giustizia, uguaglianza e, allargando il concetto, equità, pari opportunità, solidarietà e fratellanza?

Dopo duemila e rotti anni di cristianesimo, millecinquecento o quelli che siano di islamismo, diversi millenni (quanti? 'mbù) di ebraismo, buddismo, confucianesimo e di tutte le innumerevoli altre religioni che hanno predicato l'avvento di queste belle cose, praticamente il Paradiso Terrestre per tutti, siamo ancora al palo di partenza.

E allora, vista l'imminenza e l'ineluttabilità con le quali ancora una volta ci si presenta il Natale, ripropongo la domanda che Pilato fece a Gesù: “quid est veritas ?” Perché è chiaro che qui è il nocciolo della questione. Nella verità si racchiudono tutte le altre cose che gli uomini ambiscono a conoscere e possedere.

Ma anche la verità ha molte facce.

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