CARABATTOLA

Perché dire di 'carabattola', dopo aver già troppo parlato di 'bagattella'? Ci siamo forse dimenticati di altri sinonimi che parlano di cose di così poco conto? O è il piacere di inseguire, di andare a trovare, tra le parole che indicano minuzie di cui nessuno si interesserebbe , un filo conduttore che parte proprio da ciò che non ha più valore? Le cose derelitte, vecchi oggetti d'affezione, brandelli di vita estinta, rappresi sotto grovigli di ragnatele, come rovistando in una soffitta alla ricerca di qualcosa che possa ricordarci emozioni sepolte nella polvere.

Carabattole davvero inutili (G.S.Aielli, 2012)
Basta con i sentimentalismi e torniamo alle cose serie. O allegre, che sono pur esse molto serie. Sulla scia di quel grande uomo che fu il sedicente principe Antonio De Curtis, in arte Totò, si potrebbe dire che 'carabattola' è “una bazzecola, quisquiglia, pinzellacchera”, tutti termini (l'ultimo inventato da Totò, ma entrato nell'uso comune con un significato squisitamente scherzoso), che indicano la nullità di povere cose, con una differenza importante che mentre questi ultimi hanno un valore generico di 'questione' di poco conto, 'carabattola' e bagattella, o bagatella', oltre che a questo, fanno riferimento al patrimonio, ai beni materiali del povero, agli oggetti di nessun valore che possono essere tutto quello che egli possiede.

Per 'carabattola', che deriva dal latino 'grabattulus', che vuol dire 'lettuccio', c'è addirittura un'origine che nobilita questa espressione e la rende di attualità in questi giorni che precedono il Natale, essendo attribuita dal Vangelo di Marco, II,9, addirittura a Gesù, nell'episodio in cui Egli guarisce un paralitico.

Marco riferisce che Gesù disse semplicemente al poveruomo che gli era stato portato davanti adagiato nel suo giaciglio, “Tolle grabatum tuum et ambula”, come dire 'prendi il tuo lettuccio e vattene'.

Dal significato di 'prendere il lettuccio' a quello di prendere genericamente 'le tue cose', il passo è breve. Il giaciglio sul quale il paralitico era steso, era tutto quanto egli avesse e quindi non c'è da meravigliarsi se il circuito mentale si sia così formato.

Giacché ci siamo, vorrei aggiungere una notazione sulla parola 'quisquiglia', che ha un suono alquanto strano, fra il ricercato ed il ridicolo. Deriva pari pari dal latino 'quisquiliae', con il significato di 'spazzatura', parzialmente modificato in 'impurità' , più ancora 'bruscolino'(De li occhi miei ogne quisquilia tolse Beatrice, Dante), per arrivare a significare oggi 'minuzia', da cui derivano minuziosità e minuzioso, colui che bada alle minime cose.

Sarà anche l'influsso di Totò, ma la parola quisquiglia, o quisquilia, conserva un alone di eleganza mista ad ironia, come dire che si addice a cosa poco seria, o seriosa come era appunto la pretesa origine nobiliare del comico napoletano.

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