SDOGANARE

Sapevate che 'dogana' e 'divano' hanno la stessa origine linguistica? Derivano entrambi dal persiano 'diwan', che vuol dire 'gabinetto', sede del potere statuale, per estensione 'registro', e da qui l'idea della tassa da pagare per la dogana. Il divano invece era il posto dove sedeva il sultano, titolare del potere di imposizione della tassa. Due cose molto vicine, dunque e ciò spiega la comune origine.

Sdoganare vuol dire far passare la dogana, pagando il tributo dovuto, alle merci che si trasferiscono da un paese all'altro.

Nel linguaggio giornalistico, ora che almeno in Europa le barriere doganali sono quasi del tutto abolite, sdoganare è passato a significare figurativamente, il superamento dei motivi che prima impedivano di riconoscere come ammissibile quello che ora si vuol far passare fra le cose possibili. Un'idea, un partito, un aspetto della storia.

Nel lungo periodo di supremazia in Italia della c.d. 'balena bianca', con governi multipartiti, guidati dalla D.C., con l'appoggio di vari partitini satelliti, esisteva una 'conventio ad excludendum' del Partito Comunista, considerato inaffidabile. Ci è voluto molto tempo perché avvenisse lo sdoganamento del maggiore partito della sinistra, che però già allora era un'altra 'cosa' rispetto a quello di prima.

Con l'avvento di Berlusconi al potere si è avuto lo sdoganamento di Alleanza Nazionale, il partito di Fini, erede del Movimento Sociale e quindi del fascismo, che entrò di diritto a far parte del c.d. 'arco costituzionale'.

Qualcuno ha detto che nell'idea di questo sdoganare, inteso come forma ideale di superamento delle barriere, si avverte comunque un respiro di sollievo, proprio come quando si è attraversata la frontiera di un paese straniero e ci si sente liberi di circolare senza costrizioni.

In senso estensivo, poi, sdoganare, vuol dire più genericamente, rendere socialmente accettabile un comportamento fino ad allora ritenuto sconveniente e quindi vietato. Si fa l'esempio dello sdoganamento della minigonna, del topless sulle spiagge, (quelli della mia generazione ricorderanno lo spettacolo deprimente dei poliziotti che giravano sulle spiagge muniti di una fettuccia centimetrata per misurare l'altezza degli slip indossati dalle ragazze), dei baci in pubblico e dell'uso del turpiloquio come parte integrante del linguaggio parlato e purtroppo anche scritto.

Tra le parole ritenute sconvenienti e sdoganate sull'onda di questa liberalizzazione, troviamo al primo posto la parola 'cazzo', che un tempo, se usata in loro presenza faceva arrossire le nostre mamme e le nostre nonne e che invece oggi si ascolta sulla bocca di ragazzine disinibite ad ogni angolo di strada, e la si può sentire non appena si accende il televisore o si va al cinema, e si legge come intercalare d'obbligo in ogni testo letterario che voglia imporsi all'attenzione del pubblico.

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