KERMESSE - PANDEMONIO
Il demonio e l'acqua santa, o meglio l'acqua santa ed il diavolo; kermesse e pandemonio sono due termini che richiamano una folla di persone che si agitano in egual maniera ma per motivi diversi.
Il francesismo kermesse che abbiamo adottato fin dai secoli scorsi in omaggio al nostro forestierismo diffuso è una parola che deriva dall'olandese Kerkmisse, che vuol dire (da 'kerk', 'chiesa' e 'misse', 'messa'), messa che si dice in chiesa ed era adoperata per indicare le onoranze che si ripetevano in alcune ricorrenze religiose, come le feste patronali, che nei Paesi Bassi, all'epoca, venivano rispettare con gran risalto e partecipazione di pubblico.
Il pandemonio fa pensare ugualmente ad un gran numero di persone che si muovono confusamente, ma evoca anziché profumo di incenso, grevi odori di zolfo. La parola deriva dal greco 'pan' che significa 'tutto' e 'daimonion' che vuol dire 'diavolo', quindi è come dire che siamo in presenza di 'tutti i diavoli', ma la parola è di conio molto più recente rispetto alle antichità classiche: fu creata da John Milton per il suo 'Paradise Lost' ed è oggi usata indifferentemente per indicare soprattutto una confusione di persone o di cose che possiamo chiamare 'indiavolata', ma solo genericamente, senza alcun riferimento alle fiamme dell'Inferno.
(“L'Inferno deve essere vuoto” – dice Don Chisciotte mentre in una delle sue memorabili imprese, è chiuso in sacco e brutalmente malmenato – “i diavoli sono tutti qui”.
E' una citazione che faccio volentieri ogni volta che capita l'occasione, a proposito o anche a sproposito).
Con un travisamento altrettanto tipico della nostra esterofilia, la kermesse oggi si usa per indicare ben altre circostanze che non le feste religiose, piuttosto per annunciare eventi mondani di un certo rilievo come una sfilata di alta moda o una corsa ciclistica importante (il Giro d'Italia).
Il pandemonio invece è usato in senso bonario, richiama di più la baldoria dei bambini in una festa di compleanno, che non una situazione di tregenda, mentre la baraonda (dallo spagnolo 'barahunda', confusione) è quella che si può generare in una riunione di molte persone per fini particolari (un' assemblea di condominio).
Ma i sinonimi in questo campo sono molti, ognuno con una sfumatura di significato diverso.
'Baccano' evoca soprattutto il rumore generato dal vociare di una moltitudine, o anche da un numero limitato di persone che gridano scompostamente, mentre 'tafferuglio', dà l'idea di un battibecco che finisce in modo manesco, come è pure quando si dice 'è successo un parapiglia'. Qui però interviene l'elemento della sorpresa e della reazione improvvisa: si sente uno sparo e la folla fugge all'impazzata.
La riunione è finita con una gazzarra generale; tutti parlavano ad alta voce e non si capiva più niente. I bravi di Don Rodrigo erano formati da un'accozzaglia di ceffi e uomini di malaffare e nella stanza dove si riunivano c'era un guazzabuglio (da 'guazza', acqua' e 'buglio' , 'bollire') di oggetti ed armi varie, pericolosissime.
Esiste ancora un altro termine, anch'esso mutuato da una lingua straniera, per indicare una folla, soprattutto in senso di affollamento per una festa ed è 'bailamme', che usiamo normalmente e deriva dal turco 'bayram', che vuol dire appunto 'festa'.
In quel pigiama party accadde di tutto: verso mezzanotte, nel bailamme generale, c'era chi ballando ubriaco si comportava in modo veramente indecente.
Il francesismo kermesse che abbiamo adottato fin dai secoli scorsi in omaggio al nostro forestierismo diffuso è una parola che deriva dall'olandese Kerkmisse, che vuol dire (da 'kerk', 'chiesa' e 'misse', 'messa'), messa che si dice in chiesa ed era adoperata per indicare le onoranze che si ripetevano in alcune ricorrenze religiose, come le feste patronali, che nei Paesi Bassi, all'epoca, venivano rispettare con gran risalto e partecipazione di pubblico.
Il pandemonio fa pensare ugualmente ad un gran numero di persone che si muovono confusamente, ma evoca anziché profumo di incenso, grevi odori di zolfo. La parola deriva dal greco 'pan' che significa 'tutto' e 'daimonion' che vuol dire 'diavolo', quindi è come dire che siamo in presenza di 'tutti i diavoli', ma la parola è di conio molto più recente rispetto alle antichità classiche: fu creata da John Milton per il suo 'Paradise Lost' ed è oggi usata indifferentemente per indicare soprattutto una confusione di persone o di cose che possiamo chiamare 'indiavolata', ma solo genericamente, senza alcun riferimento alle fiamme dell'Inferno.
(“L'Inferno deve essere vuoto” – dice Don Chisciotte mentre in una delle sue memorabili imprese, è chiuso in sacco e brutalmente malmenato – “i diavoli sono tutti qui”.
E' una citazione che faccio volentieri ogni volta che capita l'occasione, a proposito o anche a sproposito).
Con un travisamento altrettanto tipico della nostra esterofilia, la kermesse oggi si usa per indicare ben altre circostanze che non le feste religiose, piuttosto per annunciare eventi mondani di un certo rilievo come una sfilata di alta moda o una corsa ciclistica importante (il Giro d'Italia).
Il pandemonio invece è usato in senso bonario, richiama di più la baldoria dei bambini in una festa di compleanno, che non una situazione di tregenda, mentre la baraonda (dallo spagnolo 'barahunda', confusione) è quella che si può generare in una riunione di molte persone per fini particolari (un' assemblea di condominio).
Ma i sinonimi in questo campo sono molti, ognuno con una sfumatura di significato diverso.
'Baccano' evoca soprattutto il rumore generato dal vociare di una moltitudine, o anche da un numero limitato di persone che gridano scompostamente, mentre 'tafferuglio', dà l'idea di un battibecco che finisce in modo manesco, come è pure quando si dice 'è successo un parapiglia'. Qui però interviene l'elemento della sorpresa e della reazione improvvisa: si sente uno sparo e la folla fugge all'impazzata.
La riunione è finita con una gazzarra generale; tutti parlavano ad alta voce e non si capiva più niente. I bravi di Don Rodrigo erano formati da un'accozzaglia di ceffi e uomini di malaffare e nella stanza dove si riunivano c'era un guazzabuglio (da 'guazza', acqua' e 'buglio' , 'bollire') di oggetti ed armi varie, pericolosissime.
Esiste ancora un altro termine, anch'esso mutuato da una lingua straniera, per indicare una folla, soprattutto in senso di affollamento per una festa ed è 'bailamme', che usiamo normalmente e deriva dal turco 'bayram', che vuol dire appunto 'festa'.
In quel pigiama party accadde di tutto: verso mezzanotte, nel bailamme generale, c'era chi ballando ubriaco si comportava in modo veramente indecente.
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