FRANGENTE

Quando, per dire dell'etimologia, si afferma che le parole hanno un'anima (Savinio), implicitamente si ammette che esse, già di per sé volatili per eccellenza (verba volant), siano fatte di sostanza spirituale, oltre ad avere una loro consistenza fisica, materiale. E ciò si può constatare con ogni parola, da quella più umile a quella più elevata.

Quando Dio affidò ad Adamo il compito di dare il nome a tutti gli animali e alle cose, il nostro progenitore fu divinamente ispirato (non si era ancora guastato con il suo creatore) e per ogni elemento che passò in rassegna, trovò un nome, unico, completo che rispecchiasse l'essenza, l'anima appunto della cosa nomata, in quella unica lingua che esisteva, prima che, a causa della costruzione della Torre di Babele che pretendeva di arrivare al cielo, Dio stesso, per punire i suoi costruttori della loro superbia, non decretasse la fine dell'unità e l'avvento della confusione delle lingue, così che gli uomini non potessero più capirsi gli uni con gli altri.

I nomi e le parole usate per individuare le cose, cominciarono ad essere detti in lingue diverse, ma in ogni lingua permaneva il 'senso delle origini', come dice Gian Battista Vico e l'anima è da ricercare nel più antico legame che può esserci stato tra ogni parola e il termine originario.

Questa è la mia teoria e, per carità non prendetemi sul serio. Questa è fanta-immaginazione.

Sono qui invece per parlarvi di Frangenti ( e mò che c'entrano i frangenti?) Vedrete.

Frangenti sono i marosi. Perché frangono. Contro le rocce delle scogliere, contro gli scafi delle imbarcazioni, oppure sui lidi sabbiosi delle coste basse.

Sono i cavalloni, le montagne d'acqua che in determinate condizioni atmosferiche, si sollevano dalla superficie del mare e degli oceani e percorrono chilometri o pochi metri, prima di trovare un ostacolo contro cui infrangersi.

Le onde si formano e si disperdono in continuazione con un moto incessante che è esso stesso la fonte della loro vitalità.

Ma frangente nel senso ultimo e figurato si dice anche per indicare una situazione particolare che solitamente espone a gravi rischi e che bisogna superare per tornare alla normalità.

Qui le acque spumeggianti dei marosi non c'entrano più, o restano sullo sfondo come ricordo visivo dell'onda che si avvicina, e stiamo parlando invece di una condizione psicologica in cui ci si può trovare, nella vita reale, come quando è necessario prendere una decisione prima che l'onda degli avvenimenti travolga il ben fatto.

Cerchiamo di penetrare nello spiraglio di questo frangente. Perché, un inizio di frattura vi deve essere, altrimenti come mai si dice 'frangente' per dire un momento? Anche se si tratta di un momento del tutto eccezionale, dov'è la nozione del frangere? Forse perché la situazione è sul punto di precipitare, e di infrangersi contro qualche cosa? Qualcosa che sta già precipitando?

In un simile frangente non potevo fare altrimenti. C'era il rischio che il frangente diventasse fratto. Ma fratto si usa solo in matematica e significa diviso. Oggi si dice franto, che è spezzato, rotto. Quindi il frangente come situazione nella quale uno si trova deve per forza essere tale da far temere che qualcosa possa rompersi da un momento all'altro, compromettendo l'esito di quello che si sta facendo.

In fin dei conti se diciamo te la senti di affrontare un tale frangente? Ci figuriamo che uno in mare debba affrontare un'onda di proporzioni notevoli che sta per abbattersi su di lui. E questo sarebbe un frangente doppiamente pericoloso (sia che si tratti di un vero maroso, che di una situazione pericolosa o imbarazzante).

Già mi vedo come un esperto surfista, 'bucare' l'onda oceanica e tuffarmi con la mia tavola, nel tunnel scavato da essa mentre si rovescia ed uscire indenne alla fine, cavalcando l'ultimo ricciolo di spuma.

Frangere ed infrangere, rompere, spezzare, frantumare, il primo assurto ad un uso quasi esclusivamente letterario (“frangean le biade con rumor di croste”, Pascoli), il secondo usato soprattutto nei casi in cui ci sia un legame da tagliare e si parla di infrangere la legge, le regole, infrangere un patto, una promessa, una serie di rapporti di amicizia. O qualcosa di molto fragile, un vetro, un bicchiere di cristallo, un velo (il velo della verità!).

Forse nell'infrazione si può trovare un pertugio per penetrare il frangente. Ecco allora che questo diventa un intermezzo tra due momenti, quello immediatamente precedente e quello immediatamente successivo all'attimo in cui l'onda si sarebbe potuta abbattere sul povero surfista che con abile manovra la scansa e risulta vincitore.

E l'anima? L'anima del frangente? Si sa che l'anima non si vede, l'anima si avverte, non ha sede, è nell'aria.

Commenti

  1. Vincente questa accoppiata: papi scrive e Giuse fotografa !!! Grandi, continuate così !

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