AURORA
L’aurora “dalle rosee dita”, cantava il cieco Omero, il quale ogni tanto, come si sa, “dormitat”, sonnecchia(va) e, quando si svegliava, vedeva nella sua mente mondi meravigliosi.
Era evidente il piacere che provava Maurizio nel pronunciare questa parola.
L’aurora era una dea, che tingeva di rosa, con le sue mani, il cielo ad oriente, a beneficio degli umani che aprivano gli occhi e scoprivano lo splendore di quella luce benefica.
Pancrazio ascoltava, assorto in lieti pensieri; Un giorno, disse, a Colleminuccio ho visto l’aurora ed era proprio così. Sembrava che dietro gli ulivi, qualcuno stendesse un velo di rosa. Non sapevo che fosse una dea.
Da dove proviene il nome aurora? Chiese Maurizio, riportando tutti alla realtà. Prima che il silenzio si mutasse in imbarazzo, il Maestro sapientemente, seguitò:
C’è un legame sottile, che viene da molto lontano ed accomuna “aurora” con “oro”, soluzione facile ed affascinante, ma più ancora è da considerare che l’aurora è una parte dell’alba, la quale, come dice il nome stesso, è bianca, chiara, e si colora di rosso, con l’approssimarsi del sorgere del sole ed è quel momento che chiamiamo aurora.
Aurora era “aurora” pure in latino, derivando da un termine arcaico, di origine sanscrita “ausosa”, che, a sua volta proveniva da una radice più antica che significava “bruciare, splendere” ed è da qui che trova la sua provenienza questa splendida parola delle origini. Nello sfavillare della luce del sole che si affaccia all’orizzonte con raggi infuocati, che, via via, col passare dei minuti, si tramutano nella placida luce splendente del mattino.
Ah, quanto vorrei tornare a quel giorno! Disse sognante Pancrazio, per osservare tutto quello che ora so dell’aurora e che prima non sapevo…grazie Maurizio, se permetti ti offro un caffè, ti vedo un po’ troppo emozionato, ma siamo alle 9 del mattino, mica all’alba!
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