ZIGURILL E PIZZANGRILL

"Non bastasse la ricchezza della lingua scritta, ecco che a darle una mano accorre quella parlata, la tanto odiata ed osannata lingua del popolo, ricca di una fantasia e fantasmagoria di portata eccezionale; formata da tanti dialetti, che veramente ci distinguono, italiano da italiano, nonostante i tentativi che la lingua nazionale fa per raggruppare e inglobare, e rendere possibile la comprensione a tutti, lombardi e siciliani, toscani abruzzesi e napoletani.

Antico pendente con cammeo. Anni '20. Montatura in oro giallo 18 kt. (Catawiki)

Esistono ormai forme dialettali diciamo così addomesticate che sono a metà strada tra il dialetto vero, quello stretto e spesso non comprensibile se non dagli abitanti di zone molto ristrette, e la lingua italiana scritta, così detta, dotta, che è quella capita entro certi limiti, da tutti. Esempi: il siciliano di Camilleri, o il napoletano di Eduardo o il milanese di Dario Fo, il romanesco di Trilussa. Parlate vernacolari favolose e godibili da tutti.

Il dialetto abruzzese non gode di grande prestigio, un po' derivato da lingue diverse fuse insieme come lo spagnolo borbonico del Regno delle Due Sicilie, e il francese delle armate napoleoniche... e qui mi fermo per ignoranza. Eppure non mancano, nemmeno nel nostro dialetto, espressioni colorite di una fantasia gargantuesca, brillante ed entusiasmante.

Zigurill è il solletico. Per esempio alla domanda "perché ridevi mentre ti baciavo?" posta dallo sposo, "per forza!", rispose la moglie, "con i tuoi baffi mi hai fatto uno zigurillo irresistibile". Zigurill è la forma contratta di pizzicurill, che è, come ben s’intende, nient’altro che l’italianissimo pizzicorino cioè il normale eccitamento epidermico, prodotto da uno strofinamento di parti sensibili, al quale l’organismo reagisce nella forma tipica del solletico.

Pizzangrillo è piuttosto diffuso anche in altri dialetti dell’Italia Centrale (è citato anche in un dizionario di termini dialettali di Albano Laziale, il che è tutto dire!) e significa ragazzo vivace. Ora voi mi dovete dire se ad una parola di così gustoso senso onomatopeico, si può dare una risposta così amorfa e fredda, come quella sopra riportata. Il pizzangrillo è la sublimazione della figura del ragazzino molto più che birichino. E’ quello che tu non finisci di riprendere per qualcosa di grosso che ha combinato, che già ne sta facendo un’altra ancora più grossa. Il pizzangrillo è il diavoletto buono, ma scatenato, irrefrenabile e giocoso, la gioia e la disperazione di ogni genitore. Un folletto.

E qui il discorso porta ad un altro termine, non conta più se del dialetto o di un’altra lingua, quel che conta è il significato, che è Scazzamaurillo. Sentite tutta la forza di questa espressione..."

"Cazzo!", questa volta la voce di Pancrazio sembrava giungere da molto lontano, "sì che la sento! Mi fa zigurillo alle orecchie e mi mette addosso il pepe del pizzangrillo. Grazie Maurizio, questa sì che è una checca."
"Volevi dire chicca, vero? Che vuol dire trovata geniale, bella e rara, un gioiello. Come un cammeo."
"Senti Maurizio, lascia che te lo dica, io con te non so più come fare. Come apro bocca, tu non fai altro che sputtanarmi. Sembra che ti ci diverti. A me non importa niente del cammello e di chi lo ha trovato, ma tu, che lo fai, apposta?"
"Apposta cosa? Hai detto checca, sai chi è una checca?"
"Non mi importa un fico di chi è, quella che dici tu, ma tu perché capisci sempre fiaschi per fischi e vedi le lucciole con le lanterne?"
"Va bene, fratello; non è il caso di approfondire. E’ meglio stendere un velo pietoso..."
"Questa del pelo pietoso, poi, me la devi proprio spiegare. Non è che stai cercando di farti bello davanti agli altri, alle mie spalle?"
"Parliamo piuttosto di cose serie. Siccome si avvicina il primo compleanno dalla fondazione del nostro sodalizio, propongo di andare tutti insieme a festeggiare da qualche parte. Faremo un bel pranzo. Propongo la Trattoria del Cervo che si trova appena fuori le mura. Per la data, che ne dite del giorno di San Martino?"

La mozione fu approvata quasi all'unanimità. Ci fu solo un astenuto che stava ancora a rimuginare, indovinate chi?

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