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Visualizzazione dei post da giugno, 2019

SURRETTIZIO

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- A volte mi capita di avere un concetto del tutto sbagliato a proposito di parole che pure uso abbastanza correntemente. E quando me ne accorgo, è sempre troppo tardi chi sa quante figuracce ho fatto nel frattempo. “E poi si vanta di far parte dello Zibaldino” avrà detto qualcuno, “sai, quella combriccola di saccenti messa su da quel Maurizio che ora crede di essere un Cruscone, non si dice così? Un accademico della Crusca. Mentre lui e i suoi seguaci, non fanno che scoprire l’acqua calda a proposito di certi termini astrusi che vanno a trovare solo loro.” - Non ti crucciare, amica mia; a chi non capita di prendere delle cantonate mentre si parla, liberamente, a braccio? A volte si usano parole che non sono punto adatte, se non del tutto sbagliate. Festa della Balorda, Modena - 2013 Se ne stavano seduti sugli sgabelli, quelli alti, all’americana, davanti al bancone del Bar dell’Olmo e discorrevano quietamente sotto l’occhio benevolo di Sebastiano, il barman, anc

ESOTERICO

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Chiara aveva bene in mente quello che voleva dire; da alcuni giorni rimuginava tra sé e sé alcuni aspetti del linguaggio, per cui esistono affinità, interconnessioni ed interferenze tra parole che usiamo ogni giorno, simili o diverse fra loro, che, messe vicine una all’altra, possono avere delle potenzialità che non ci aspettavamo. Su questi spetti particolari intendeva intrattenere gli ascoltatori di buona volontà del circolo della parola, tutti a modo loro concorrenti alla formazione di quello strano sillabario di cui aveva parlato un tempo Maurizio e che, un po’ a caso stava nascendo nelle pagine dello Zibaldino. Ma era distratta da un’idea dalla quale non riusciva ad allontanarsi. Il giorno precedente, era piombato – è il caso di dire – al ritrovo semi-segreto sul retro del Bar dell’Olmo, uno strano individuo che si era imposto subito all’attenzione di tutti, con prepotenza, chiedendo di essere ascoltato. Si trattava di un uomo, un novantino avrebbe detto Andrea Camilleri, per d

DEBACLE

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- Veronica arrivò al club un mattino di giugno avanzato, c’era già stato il solstizio d’estate e quindi si era all’inizio della bella stagione. Il suo non fu un arrivo felice; appena entrata, si guardò intorno e storse il naso: l’ambiente non le sembrò punto elevato, come le avevano detto. Per intenderci, lei aveva postato sul suo profilo Facebook, a proposito del suo cinquantesimo compleanno, una frase del tipo “non invecchio, non mi stagiono, mica sono un prosciutto o un formaggio, ma mi evolvo”. Tra altri cinquanta, sarà ancora là, tramutata per evoluzione in una specie superiore. Beata lei; io mi accontenterei di affinarmi, come un buon vino in una vecchia botte, fermo ma non decrepito. – Olimpia, 2019 Questo stava raccontando Maurizio ai primi arrivati, nell’attesa che giungessero gli altri. Veronica no, non sarebbe venuta. Aveva annunciato da tempo che non intendeva più far parte del gruppo e da un po’, già non si era vista. Il fatto è che lei viaggiava molto e non

ONTOLOGIA MARZIANA

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L'ontologia è la branca che, all'interno di una data dottrina filosofica, si pone le domande basilari sull'essere. Ci si interroga quindi su che cosa è e che cosa non è (o non è più) e su che cosa è cosa. Come vedete, sono esattamente le domande che tutti i bambini pongono ai propri genitori intorno ai tre anni, che vengono poi inevitabilmente spiazzate col tempo da altre questioni più "pratiche". Nei romanzi e racconti di Philip K. Dick, uno dei maestri riconosciuti della letteratura di fantascienza novecentesca, avevo già in precedenza notato come i quesiti ontologici fossero sempre implicitamente al centro della narrazione. Casa abbandonata, Nauplia 2019 Che cos'è la "cosa" che ha preso il posto di un tal padre di famiglia? (La cosa padre) Quale mondo è reale e quale solo immaginato? (La svastica sul sole) Che cosa distingue l'uomo dal robot inanimato? (Gli androidi sognano pecore elettriche?) In cosa differisce la condizione d

ISCARIOTA

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Già il nome di “Giuda” non ispira fiducia, né simpatia. Se aggiungiamo, “iscariota”, si ha la sensazione di toccare l’apice della malvagità. Per noi, cresciuti nell’alveo della religione cristiana, credenti e non credenti, la parola “iscariota” richiama immancabilmente la figura del “traditore”: Giuda, infatti vendette Gesù per trenta vili denari, il prezzo di uno schiavo, ai grandi sacerdoti del Tempio, maestri e custodi della legge mosaica interpretata nella maniera ortodossa di una religione già morta, gelosi ed impotenti di fronte all’avanzare della nuova fede, rivoluzionaria e liberatoria, predicata da Gesù, nel Tempio, ma soprattutto tra le folle, rivolta agli ultimi, i più poveri, i dimenticati, gli uomini con tutti i loro difetti, le debolezze, buoni e cattivi, pii e bestemmiatori, ladri e prostitute, senza differenza di sorta, avendo con sé un piccolo esercito di seguaci, suoi discepoli, che lo difendevano anche con le armi; alcuni di loro erano armati di spada. Grecia - 2

BALUGINARE 2

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Rilasciato da "Anonimo" in coda al  post "Baluginare".  (Altrove …) Ti guardo ma non so chi sei. Mi nascondi tante cose, anche volendo non sapresti dirle. Io sono qui e ora. Ma prima? Com’eri tu prima? Sono molto più giovane di te, che hai sulle spalle un tempo difficile, un tempo che rompe le ossa, poi le ricostruisce. Di cartone. Cosa hai vissuto? Cosa hanno guardato i tuoi orizzonti? Che ricordi hai? Pochi, lo so. Almeno per me. Voglio fare una breccia, scavare, cercare qualcosa. Martirani gipsy swing - Cantina Bentivoglio, Bologna - 2012 (foto di Vael) Mentre ti graffio racconti un’altra storia, esci fuori dalla vigliaccheria di questi tempi confusi. Le croci uncinate sul tuo corpo fanno rigurgitare rabbia. Cosa è stato della nostra storia? Non la ricordiamo o non l’abbiamo capita? Cosa c’era poi di così difficile da capire? Uccidere è un reato, tanto quanto una prerogativa. Dipende tutto dalla prospettiva. Ma uccider

CLANGORE

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Se io dico “all’interno della foresta, si udiva un grande clangore”. “Oppure sulla superficie del mare correva il clangore del tuono”, è evidente che la mia intenzione è quella di fare un discorso piuttosto forbito, con immagini un po’ visionarie, ma dal punto di vista linguistico non molto azzeccato. - Chiara questa volta aveva decisamente preso in mano il microfono, sempre virtuale, perché il circolo non poteva permettersene uno reale, con l’intento di fare una bella introduzione e dopo lasciare libero sfogo ai commenti e agli interventi. Oporto, ex-carcere ora Museo della Fotografia - 2018 - “Clangore” è parola alquanto ricercata, che ha nobili natali, essendo figlia di analoghe forme linguistiche greche ( come “claggé”, col significato di “strida”) e latine, (come “clangor”, derivato da “clangere”, che vuol dire “gridare, squillare”, che ha la stessa radice di “Clamare”, più propriamente usato per dire “schiamazzare”. Indi “clangore” è simile a “clamore”, che ha l

ALLITTERAZIONE

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- Se io dico - cominciò Mercurio (ma sarà stato veramente quello il suo nome? E’ venuto una sola volta, non ha parlato con nessuno e poi non si è visto più) - “Silvana nella selva sentenziava tra sé e sé, anche se, tutto sommato, non diceva poi granché”, io ho fatto una (pessima) allitterazione. L’allitterazione è come una rima disseminata lungo i versi, anziché alla fine ed è meno stringente della rima. Va cioè per assonanza, non per una vera cadenza di sillabe uguali. E’ più un fatto musicale, legato al suono delle parole, come la ripetizione di un “riff” in un brano di jazz. O nel “blues” tanto caro al nostro Valter. Savignano S.R. (RN, 2014) - Mi ricordo di un professore di latino e di greco al liceo, un certo Ferrone, che non era delle nostre parti, - a parlare, questa volta, era una ragazza che non si era ancora presentata con un nome – il quale più che insegnare le due lingue morte, le “rappresentava”, aveva cioè doti magistrali di attore e quando ci leggeva i vers

LA VITA E' ALTROVE

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Ha un senso la sofferenza nel mondo? E se fosse possibile eliminarla del tutto, sarebbe giusto farlo? Sant'Agostino e Leibniz sostengono che anche il migliore dei mondi possibili non potrà mai essere del tutto privo di sofferenza (ne avevo scritto tempo addietro qui sullo Zibaldino: https://www.aielli.org/2019/03/il-migliore-dei-mondi-possibili.html ). Isaac Asimov va addirittura oltre, mostrandoci come la sofferenza, ossia l'imperfezione, sia solo l'altra faccia dell'eccellenza: eliminare l'una significherebbe quindi rimuovere di necessità anche l'altra. Ragionando sull'essenza dell'uomo, è poi recentemente emerso come il presentarsi dell'accidente, che può essere causa di eccellenza come di imperfezione (e quindi di sofferenza), si possa comprendere laddove lo si legga come determinante ineliminabile della varietà, e di conseguenza della resilienza, delle popolazioni di qualsiasi specie vivente ( https://www.aielli.org/2019/05/essenza-e-resil

BALUGINARE

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- Chi di voi ha visto veramente l’alba? – esordì Chiara, una delle poche volte in cui prendeva la parola per esprimere un suo pensiero, che di solito era rivolto più a comunicare un sentimento che a fare l’analisi di esso. O di qualunque altra cosa. Il suo mondo era fatto di sensazioni e di relazioni emotive, piuttosto che di fredda razionalità. – Voglio dire quel, non è un baluginio, e vi spiegherò perché, che appare ad oriente, quando è ancora notte, ma si apre uno spiraglio di luce appena percettibile che lascia intravedere la nascita di un nuovo giorno. Senza titolo, 2017 Il baluginio, che è l'effetto del baluginare, è una luce che si vede a tratti, appartiene alla notte più che al giorno, alla fiaba che non alla realtà. "Cammina, cammina, cammina, alla fine, nel più profondo del bosco, vide baluginare un lucignolo nella notte ed il suo cuore si aprì alla speranza: finalmente una casa,(in genere) una casetta piccolina abitata da una vecchina, ecc."

DEMOCRATURA

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- Democratura, democratura… - ripeteva fra sé Silvana, rimasta sola nella stanza – che diceva stamattina mio padre a questo proposito? Ah, stava scrivendo a Maurizio invitandolo a parlarne sullo Zibaldino! Andiamo bene! Non vedi che accoglienza? Ho l’impressione che qui la gente se ne frega. Capirai! Vagli a parlare di democratura; e chi ti capisce? D’altro canto c’è poco da dire su questa parola. E’ una presa per il culo della democrazia. Ma se vado a dire qui una cosa di queste, è la volta buona che mi cacciano. Repubblica delle Idee, Bologna 2019 Tutti quelli che si riempiono la bocca di “democrazia” e dopo non fanno che dire “il popolo”, “60 milioni di italiani”, “l’identità culturale e nazionale”, ecc. sono dittatori in potenza. Dopo aver ottenuto, con tutti i mezzi, anche quelli più schifosi, come brandire una corona con crocifisso ad un comizio, quella che essi chiamano l’investitura popolare, credono, al pari dei baroni di antica memoria, con l’investitura da pa

FUORVIARE

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Silvana quella mattina arrivò con una tensione interna che le sembrava di essere sul punto di scoppiare da un momento all’altro. Appena entrata, si girò verso l’interno della stanza, dove più gruppetti di persone discorrevano animatamente a voce alta ed allora, al fine di attirare la loro attenzione su quello che intendeva dire, sbatté con forza la porta ed attese che si facesse silenzio. - Sedete, per favore - disse – approfitto del fatto che Maurizio non è presente per dirvi alcune cose che spero non gli vengano riferite. O quanto meno, riferite esattamente come le dirò, e con lo spirito col quale intendo farlo. Uscita, 2014 Come voi tutti sapete, le parole pesano. Cioè hanno una grande importanza. Se non usate correttamente e specie se non riportate correttamente, quando sono pronunciate da un’altra persona di cui si vuole stigmatizzare il pensiero espresso con esse, possono fare molto male. Con le parole di uno scrittore molto noto, alcuni dicono anche “Le parole

SORDIDO

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Un lunedì arriva la notizia: sta per tornare Ottavio, guarito dalla sua malattia ed ansioso di far parte del gruppo dello Zibaldino. Passò poco tempo ed il buon siciliano apparve. Quasi irriconoscibile, agli occhi di Maurizio e Chiara che lo conoscevano, ancor più anonimo sembrò agli altri che non lo conoscevano, ai quali fece l’impressione di un ometto smunto, emaciato, vivo solo nello sguardo e nel viso rotondo che richiamava l’aspetto di un gufo. Museo della Guerra di Rovereto (2017) Raccontò di essere stato molto malato e di aver affrontato un periodo di depressione, che aveva curato con un lungo soggiorno a Porto Empedocle, durante il quale aveva effettuato frequenti visite alla Valle dei Templi e alla Scala dei Turchi, nei suoi pellegrinaggi silenziosi e, soprattutto, alla casa natale di Pirandello, dove solitamente chiedeva di poter sostare nello studio del grande scrittore e drammaturgo, verso sera, da solo, a luce spenta, in attesa di poter entrare in contatto con gli

PARAPIGLIA

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Tra tutti i termini che indicano una zuffa, uno scontro fra più persone, e ne sono tanti, solo uno brilla per acutezza ed immediatezza di significato e contemporaneamente ci dice che non si tratta di una cosa seria. Anzi può trattarsi di uno scherzo. Questa parola è “parapiglia”, che della durezza e della confusione che si creano quando si accende una rissa, meglio se in luogo chiuso, ma anche all’aperto, ha tutti i crismi, ma contiene già in sé un antidoto alla violenza, proprio per quello smaneggiare e sgomitare, scalciare ecc. che sovraintendono all’intera scena: darle e prenderle in queste occasioni sono eventualità inevitabili e sembra che la parola stessa, imponga un metodo di comportamento con imperativi ottativi (“para!” – se puoi: “piglia!”, se ti tocca). Museo della Guerra di Rovereto (2017) Per fortuna allo Zibaldino non si era mai dato il caso di un vero e proprio parapiglia, anche se episodi di un certo allarme ogni tanto si erano verificati. Quando non si era d’acc